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Nell’articolo precedente abbiamo detto che i lavori svolti in altezza sono un rischio per il lavoratore che può avere delle gravissime conseguenze, anche fatali.
Per proteggere tutti i lavoratori che si trovano ad operare a più di due metri di altezza, rispetto a un piano stabile, la legge obbliga l’utente all’utilizzo dei kit anticaduta, che comprendono l’insieme dei dispositivi e tutto l’equipaggiamento necessario al fine di proteggere i lavoratori che operano in quota.
I kit anticaduta sono composti da:
- l’Imbracatura;
- l’Assorbitore;
- il Punto di ancoraggio.
Ci concentreremo a parlare, in questo articolo, degli assorbitori di energia e dei punti di ancoraggio.
L’assorbitore di energia
Gli assorbitori di energia sono una delle componenti essenziali dei sistemi di arresto caduta, utilizzati come Dispositivi di Protezione Individuale da tutti i lavoratori che operano ad alta quota.
La funzione principale degli assorbitori di energia è quella di disperdere l’energia cinetica se il lavoratore che lo utilizza cade dall’alto.
L’assorbitore di energia va quindi a rallentare la velocità di caduta dell’operatore, ma, allo stesso tempo, permette di attenuare il contraccolpo conseguente per effetto della gravità.
Gli assorbitori di energia sono dotati al loro interno di un meccanismo che:
- fornisce forza frenante massima non superiore a 6 g;
- fornisce una forza frenante che permette che la distanza di arresto sia inferiore a 2 volte la lunghezza totale dell’assorbitore di energia compreso il cordino più 1,75 m (da questo aspetto si comprende l’importanza di sostituire immediatamente il cordino nel caso in cui si allunghi).
La Normativa Europea che regola i requisiti principali degli assorbitori di energia, è la UNI EN 355, che è stata aggiornata nel 2003.
Le tipologie di Assorbitori di Energia
Possiamo trovare diverse tipologie di assorbitori di energia in commercio.
Le principali tipologie sono;
- gli assorbitori di energia che possiedono all’interno, un cordino con assorbitore di energia integrato. La Norma che regola gli assorbitori con cordino è la UNI EN 354 e la UNI 363, che stabilisce come i cordini possano essere utilizzati o come elemento di collegamento o come componenti dei sistemi di arresto caduta. Questa Norma va inoltre a stabilire che i cordini possono essere progettati in diversi materiali, cioè come corda di fibra sintetica, metallica, cinghia, catena o fune.
Viene stabilità anche che entrambe le estremità del cordino devono avere terminali idonei.
Inoltre, si deve porre attenzione al controllo dell’etichetta dell’assorbitore con cordino. Nel caso in cui questa riporti la dicitura “NOT OK”, vuol dire che il dispositivo non può essere riutilizzato. Si deve ricordare che la sostituzione deve essere operata anche nel caso in cui l’assorbitore anticaduta entra in azione.
- Gli assorbitori di energia dotatati di dispositivi retrattili. Questi Dispositivi Anticaduta, sono dotati di un meccanismo autobloccante e di un sistema automatico di richiamo del cordino (il cosiddetto cordino retrattile).
Il manuale d’utilizzo di questi dispositivi deve essere attentamente analizzato, perché permette di comprendere le modalità di utilizzo nella loro totalità e di conoscere tutte le azioni per la sua manutenzione.
- Gli assorbitori di energia linea vita. Questa tipologia di assorbitori viene fondamentalmente usata sui tetti. Segue le disposizioni dalla Normativa EN 795, che disciplina le linee vita fisse e temporanee - cioè il posizionamento di punti di ancoraggio sui tetti, per permettere all’operatore di muoversi su tutta la sua superficie.
Il punto di ancoraggio
Il punto di ancoraggio, così come definito e disciplinato dalla Normativa Europea UNI EN 795, è l’elemento al quale un DPI anticaduta può essere ancorato.
Si comprende dunque quando sia fondamentale che i punti di ancoraggio siano progettati al fine di essere compatibili con il Dispositivo di Protezione Individuale Anticaduta, in modo da applicarlo ad esso e poter avere la certezza che non possa staccarsi involontariamente.
I punti di ancoraggio possono essere;
- punti di ancoraggio fissi. Questa tipologia di punti di ancoraggio non è considerabile come un Dispositivo di Protezione Individuale, poiché, per esserlo, deve avere una capacità di resistenza minima di 10 kN (cioè circa 100 Kg);
- punti di ancoraggio mobili. Questa tipologia di punti di ancoraggio è considerata un Dispositivo di Protezione Individuale - come ad esempio il tripode.
I punti di ancoraggio vengono suddivisi in 6 classi:
1. Classe A1. Della Classe A1 fanno parte tutti gli ancoraggi strutturali che vengono fissati su pareti, colonne, architravi, ecc;
2. Classe A2. Della Classe A2 fanno parte tutti gli ancoraggi strutturali che si fissano su tetti inclinati;
3. Classe B. Della Classe B fanno parte tutti gli ancoraggi provvisori mobili, come, ad esempio, il tripode;
4. Classe C. Della Classe C fanno parte tutti gli ancoraggi che utilizzano le linee di ancoraggio flessibili orizzontali;
5. Classe D. Della Classe D fanno parte tutti gli ancoraggi che utilizzano le rotaie di ancoraggio rigide orizzontali;
6. Classe E. Della Classe E fanno parte tutti gli ancoraggi a corpo morto, come, ad esempio, il blocco di cemento.
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